Come San Pietroburgo cambiava i suoi nomi

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San Pietroburgo fu fondata da Pietro il Grande il 27 maggio del 1703. Questo nome fu dato alla città dallo zar russo in onore di San Pietro, il santo dell'imperatore, e resistette per più di 200 anni.

Se conoscete un po' la storia russa, sapete che Pietro il Grande fu uno zar molto particolare. Per creare la flotta nazionale, necessaria per la difesa del territorio russo da numerosi nemici, andò diverse volte in Olanda per imparare a costruire navi. Là lavorò insieme alla gente semplice ai cantieri navali mettendo in pratica le conoscenze ricevute.

Pietro il Grande invitò poi in Russia specialisti e scienziati tedeschi e olandesi che vennero per insegnare le loro discipline ai Russi.

Il nome della città appena fondata era pronunciato in modo diverso. Nei documenti dell'Ottocento si possono trovare più di 30 varianti. Ma San Pietroburgo, che in russo si pronuncia Sankt Peterburg, è la forma tedesca, che era vicina a quella olandese Sankt Pieter Burch.

 

Nel mese d'agosto del 1914 scoppiò la Prima guerra mondiale, in cui la Germania era nemica della Russia. Il nome tedesco della città diventò così odioso a molti Russi e con il decreto dell'imperatore Nikolay Secondo venne cambiato con un altro, più russo. Il 31 agosto del 1914 la città di San Pietroburgo ricevette il nome di Pietrogrado (-grad vuol dire città in russo).

 

Il 26 gennaio 1924 dopo la morte di Vladimir Lenin, il nome Pietrogrado fu modificato in Leningrado, in memoria del fondatore del primo stato sovietico nel mondo. La "grad di Lenin", ovvero la "città di Lenin". In quel periodo storico molte città russe hanno cambiato nome. Ad esempio, Ekaterinburgo è diventata Sverdlovsk, in memoria di Yakov Sverdlov; Tver' è diventata Kaliningrad, in memoria di Mikhail Kalinin; Volgogrado ha preso il nome di Stalingrado in memoria di Iosif Stalin etc.

 

Il 6 settembre 1991 la città ha ripreso il nome storico di San Pietroburgo, proprio come tutte le altre città menzionate sopra che hanno riavuto i loro nomi originari.

 

Marina Nikolaeva, settembre 2020

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